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ATTRAZIONI & ESCURSIONI

Hotel Continental Taormina Sicily

 
LE MIGLIORI ESCURSIONI: ETNA E LA SICILIA ORIENTALE

ETNA

L’Etna è il più grande vulcano d’Europa, caratterizzato per la frequenza delle eruzioni che si ripetono continuamente sull’area superiore, raggiunge oggi la vetta di circa 3.350 m. Le più disastrose eruzioni furono quelle del 1669 e del 1928. Alla base del cratere centrale, a 2.942 m, è situato un osservatorio. La vegetazione presenta una tipica stratificazione altimetrica: una zona coltivata fino a 1.300-1.400 m, seguita da una zona boschiva, fino a 2.000 m, e da una deserta.

L’escursione sull’Etna è una delle più grandi attrazioni turistiche ed è fortemente consigliata. L’ascesa al vulcano può essere effettuata sia dal versante nord che dal versante sud. I due percorsi offrono panorami e caratteristiche diverse. Più brullo, nero e desertico il percorso che da Nicolosi porta al Rifugio Sapienza, immerso nel verde il tratto che conduce a Piano Provenzana. Tutte le stagioni sono interessanti e hanno il loro fascino: in primavera è bello osservare la fioritura, l’estate è avvantaggiata dal punto di vista meteo, mentre il periodo invernale è interessante per chi pratica sci di fondo.

CASTELMOLA

A circa 2 km e mezzo dal centro di Taormina, in posizione dominante si trova Castelmola, un delizioso paesino con poco più di mille abitanti. Le origini di Castelmola risalgono al periodo pre-ellenico. La denominazione trae ispirazione dalla conformazione del grande masso su cui sorge che ricorda appunto una “mola”. Forse per la sua posizione sopraelevata fu un tempo la vera acropoli di Taormina, occupata adesso dal castello medievale, tuttora in buono stato di conservazione.

Il borgo mostra l’impianto medievale, il complesso ambientale non è stato alterato, condizione dovuta allo scarso interesse turistico che la città fino al recente passato ha esercitato. Oggi Castelmola è una ridente cittadina a forte vocazione turistica. Nei tanti locali caratteristici il visitatore può trovare ottima cucina siciliana, buon vino locale e il famoso “Vino alla Mandorla”, specialità offerta in assaggio a tutti gli ospiti. Non mancano antichi monumenti: i ruderi del Castello Normanno, la chiesa Madre, e quelle di S. Giorgio e di S. Biagio, la porta dei Saraceni con le cinta murarie.

SIRACUSA

Situata in una delle più belle rade del Mediterraneo, Siracusa è oggi una città dinamica che mostra ancora chiaramente il proprio grandioso e nobile passato. La caotica espansione urbana della parte moderna si è fermata alle soglie di Ortigia (la piccola isola adiacente alla costa, culla di Siracusa e il luogo per più lungo tempo urbanizzato della città) e non ha intaccato il fascino dei monumenti di età classica e lo splendore dei prospetti barocchi.

La fama di Siracusa è legata alla sua storia greca, quando la polis comandava sui mari insidiando la potenza di cartaginesi e romani fino a diventare il primo grande impero d’occidente. Di quell’epoca restano molte testimonianze, come la famosissima Fonte Aretusa, una fonte d’acqua dolce nel cuore di Ortigia, legata al mito di Aretusa e Alfeo celebrato da tanti poeti e scrittori e l’Acquedotto Galermi. Nell’area archeologica della Neapolis, l’antico cuore della città si trovano il Teatro Greco, l’Orecchio di Dionisio e a pochi passi si trova anche l’Ara di Ierone un altare monumentale voluto da Gerone II.

La città era anticamente difesa da una cinta muraria che aveva il suo apice nel Castello Eurialo, unico esempio di fortezza greca ancora intatta e mai espugnata, che dominava la città nel punto più avanzato. Per la sua costruzione e per la costruzione degli altri templi di epoca greca furono edificate diverse latomie, di cui la più famosa è la Latomia dei Cappuccini nella quale vennero rinchiusi i soldati prigionieri della guerra con Atene, lasciati morire di fame e stenti. Siracusa possiede anche alcuni templi parzialmente intatti, di cui il più famoso è il Tempio di Apollo, il più antico della Sicilia e collocato in Ortigia; mentre il Tempio di Zeus risulta essere il secondo tempio più antico della città.

La stessa Cattedrale non è altro che lo splendido Athènaion fatto erigere da Gelone dopo la vittoria di Himera: entrandovi si ripercorre la storia della religione in Occidente: dal naòs (la cella del tempio greco) è stata ricavata la navata centrale, mentre il perimetro delle navate laterali è segnato dalle possenti colonne doriche dell’antica peristasi.

LE GOLE DELL’ALCANTARA

Il fiume Alcantara, così chiamato dagli arabi perchè attraversava mediante un ponte di pietra presso Calatabiano, (al-Qantarah significa appunto il ponte), nasce sui Nebrodi e viene alimentato da una sorgente alle falde dell’Etna, poco sopra Randazzo, e dalle fiumare di Castiglione e di Francavilla. Sono delle gole alte fino a 25 metri e larghe nei punti più stretti 2 metri e nei punti più larghi 4-5 metri; il canyon naturale, a differenza di quanto comunemente si pensa, non è stato scavato nel corso di migliaia di anni dall’acqua. L’ipotesi più accreditata è legata ad un evento sismico che, con un movimento sussultorio fece letteralmente spaccare in due una vecchia colata lavica (attribuita all’Etna), consentendo all’acqua del fiume di insinuarsi al suo interno. Ciò è evidenziato dal fatto che la struttura delle pareti è intatta e spigolosa.

Vicino a Francavilla di Sicilia sul territorio di Motta Camastra in località Fondaco Motta si trova la gola più imponente e famosa dell’Alcantara, lunga per più di 6 km ma percorribile in modo agevole per i primi 3. La particolarità di questa gola consiste nella struttura delle pareti, create da una colata di lava basaltica (povera di silicio ma ricca di ferro, magnesio e calcio). La lava si è poi raffreddata lentamente, permettendo di creare forme prismatiche pentagonali ed esagonali, che richiamano la struttura molecolare dei materiali che la costituiscono.

GIARDINI NAXOS

A metà strada tra Catania e Messina (a circa venti minuti di autostrada o ferrovia), Giardini Naxos è raggiungibile in poco meno di un’ora dall’aeroporto di Fontanarossa. Naxos, fondata dai Calcidesi nel 734 a.C., fu la prima colonia greca di Sicilia. A partire dagli anni Cinquanta-Settanta la storia di Giardini, ormai rinomata Giardini Naxos, è strettamente legata alla sua vocazione turistica ed al suo straordinario sviluppo da piccolo borgo marinaro a grande capitale del turismo siciliano.

Da Vedere: a poca distanza, dal mare che lambisce la sua incantevole baia, Naxos offre al visitatore le vestigia del passato, come il bastione difensivo spagnolo del ‘600, sorprendentemente integrato in perfetta armonia con l’ambiente circostante, pur essendo un edificio squisitamente militare. Il Parco Archelogico ed il relativo Museo Archeologico che conserva innumerevoli reperti rinvenuti nelle varie campagne di scavo. Il Museo di Storia Naturale.

CATANIA

La città di Catania dista circa 50 km dal centro di Taormina ed è facilmente raggiungibile sia con i mezzi pubblici che con la propria auto. Dominata dall’Etna, ha molto da offrire al visitatore, a cominciare dal centro barocco con la Fontana dell’Elefante, simbolo di Catania, e la Fontana dell’Amenano (Acqua a lenzuolo), con i Palazzi dei Chierici e Pardo. Sulla stessa Piazza il Palazzo Senatorio (sede del Municipio) ed il Duomo dedicato a Sant’Agata (edificato nel XI sec. da Ruggero I e rifatto dopo il terremoto del 1963), seguito dal Palazzo Vescovile e da Porta Uzeda.

Da vedere il Castello Ursino dei XIII sec., il Teatro Massimo Bellini ed il Palazzo Biscari (il più bell’edificio civile della città), con all’interno un museo di archeologia. Immancabile anche una passeggiata in Via Crociferi a cominciare dall’arco di San Benedetto, fiancheggiato dalla Badia Grande e dalla Badia Piccola, dalle Chiese di San Benedetto e di San Francesco Borgia e più avanti il Complesso dei Gesuiti. Su Via Vittorio Emanuele si trova il Teatro Antico, in pietra lavica di forma romana ma di origina greca con annesso l’Odeon; non lontani dalla stessa via si trovano anche la casa di Giovanni Verga e la casa di Vincenzo Bellini.

Lungo Via Etnea oltre ai negozi è possibile ammirare: Piazza Università, Palazzo Sangiuliano, la facciata della Colleggiata, Palazzo San Demetrio, la Chiesa di San Michele Arcangelo, Piazza Stesicoro, con al centro i resti dell’anfiteatro romano, ed ancora Villa Bellini, da dove si può godere una bella vista sulla città, ed in alto a Via Etnea, con ingresso da Via Longo, l’incantevole Orto Botanico.

LE ATTRAZIONI DI TAORMINA: COSA VEDERE

IL TEATRO GRECO

E’, per vastità, il secondo dei teatri classici di Sicilia (dopo quello di Siracusa), con diametro di 109 m (l’orchestra 35): costruito in epoca ellenistica, mediante lo spianamento della cima del colle, fu ampliato e quasi interamente rifatto dai Romani: è stato restaurato negli anni ’80 del ‘900. La costruzione, di epoca ellenistica, sfrutta il declivio naturale della collina; la cavea, divisa in nove cunei con 28 gradini ciascuno, era coronata, alla sommità, da due portici, uno sull’interno (ne rimangono tracce) e uno, più imponente, sull’esterno. In età romana il teatro cessò di servire per rappresentazioni sceniche e fu adibito a spettacoli gladiatori. L’orchestra originaria fu trasformata in un’arena da alto podio, necessario per mettere gli spettatori al sicuro dai pericoli di tali rappresentazioni. Intorno all’orchestra, come negli anfiteatri, correva un corridoio di servizio, la cui volta, ora interamente crollata, reggeva l’inizio delle gradinate. Alla scena, conservata nell’elevato, ma privata del palcoscenico per ingrandire l’arena, rimaneva solo la funzione di prospetto decorativo. Il teatro divenne quindi di fatto un anfiteatro. Al centro dell’arena, come in tutti gli anfiteatri, si aprivano grandi vasche. L’acustica è ancora notevole. Dall’alto della cavea, e più ancora dalle terrazze che sovrastano lateralmente la scena, si ha una vista bellissima della scena con la massa dell’Etna sullo sfondo, e, verso Nord, fino alle montagne della Calabria.

PIAZZA DUOMO

Allontanandosi dal corso Umberto I sulla destra della piazza del Duomo di Taormina si può vedere la casa Floresta, il cui cortile ha elementi architettonici quattrocenteschi nel portale ad arcata ogivale del piano terreno e nella scala (molto vicina a quella di palazzo Corvaja), e cinquecenteschi nelle due finestre architravate su mensoline al primo piano e nell’attiguo portale dall’arco a tutto sesto archivoltato. Sul lato opposto della piazza, è una gradinata che discende in Piazzale S. Domenico: qui è l’ex convento di S. Domenico, che conserva taluni elementi originali come il chiostro meridionale (sec. XVI) e il campanile della Chiesa (secoli XVII-XVIII). La fruizione alberghiera del complesso ha mantenuto parte dell’originale arredo monastico, integrandolo con mobilia in stile impero (seconda metà del sec. XIX). Sotto e dietro S. Domenico corre la panoramica via Roma, che costeggia il pendio dirupato ai piedi della città, con continue, magnifiche viste. Al termine della via è il giardino pubblico o Villa Comunale Duca Colonna di Cesarò, da cui si ha una bellissima vista sull’Etna e la costa da Giardini ad Acireale. Proseguendo per la via Bagnoli Croce ci si va a immettere sulla via Pirandello in prossimità del colombario bizantino: alle spalle di questo è l’ex convento di S. Maria di Gesù, che conserva un chiostro dei primi decenni del sec. XVI.

PALAZZO CORVAJA

In Piazza Vittorio Emanuele II sorge Palazzo Corvaja, edificio composto, per successive aggregazioni, da tre corpi (secoli XI-XV), dei quali l’originario (il centrale) è una costruzione d’età araba. ll prospetto sulla piazza appartiene all’ultima integrazione quattrocentesca; le bifore del piano superiore poggiano su una fascia marcapiano bicroma, dal motivo ornamentale tipicamente normanno, dove sono incise talune sentenze morali. Nel prospetto SO, che reca al primo piano una trifora stilisticamente omogenea alle precedenti bifore, un portale ad arco fortemente ribassato immette nel cortile: qui una, scala esterna trecentesca sale a un piccolo ballatoio, delimitato da tre pannelli a rilievo (Storie della Genesi), da dove un piccolo portale ad arco introduce agli ambienti del primo piano; accanto è una bifora. Oggi vi ha sede il Museo delle Arti figurative popolari della Sicilia, che ospita carretti, pupi, costumi folcloristici, ceramiche, presepi e altri reperti della memoria popolare dell’isola.

PALAZZO DEL DUCA DI SANTO STEFANO

Presa la via Pietro Rizzo si imbocca a destra la Via De Spuches che delimita il piccolo giardino annesso al palazzo dei Duchi di S. Stefano: la struttura originale del palazzo, che inglobava mura già esistenti di probabile origine araba si può far risalire alla seconda meta del sec. XIII. Un fregio bicromo, corre sui prospetti nord ed est, dove si aprono bifore. Alla sala del piano terreno si accede mediante un portale archiacuto bicromo, contornato da una fascia di pietra lavica; la camera è coperta con quattro volte a crociera impostate su colonna centrale. L’edificio, restaurato, ospita la Fondazione G. Mazzullo: nel giardino e nei tre piani interni sono esposte permanentemente opere di scultura e di grafica di Giuseppe Mazzullo, e vi vengono inoltre allestite manifestazioni temporanee.

LA TORRE DELL’OROLOGIO

Edificata nel XII sec. su antiche fondamenta greco-romane, è stata più volte distrutta dagli eserciti che nel tempo hanno invaso Taormina e subito dopo ricostruita: l’ultimo restauro risale al 1679, voluta fortemente dai taorminesi; in quella occasione fecero collocare anche il grande orologio. E’ ubicata nella piazza IX Aprile, e di fatto delimita il lato inferiore ed è posta al centro del Corso Umberto. L’edificio, aperto dalla Porta di Mezzo, conduce al Borgo Medievale, separando di fatto questa parte della cittadina dalla Taormina classica ed ellenistica. Questa struttura in pietra è sovrastata da merli, reca un orologio nella sua porzione sommale, mentre la porta propriamente detta si apre in un elegante arco in blocchi di pietra squadrata. Su un preesistente impianto delle mura ellenistiche fu costruita la torre, nel basso Medioevo. Nella seconda metà del 18° secolo si resero necessari interventi di ripristino, dopo che l’originario elemento era stato in parte sinistrato. Studi recenti fanno presumere che la prima torre fu eretta sui resti di una più antica costruzione muraria difensiva, risalente all’epoca dell’origine della città e, cioè, intorno al IV secolo a. C. Questa tesi è suffragata dal fatto che le fondamenta della Torre sono costituite da grossi blocchi squadrati in pietra di Taormina.

PIAZZA IX APRILE

Questa piazza, grazie alla sua posizione strategica, che si apre nel bel mezzo del centralissimo corso Umberto I, spezza di fatto la continuità dell’asse centrale di Taormina, esteso dalla porta Catania alla Porta Messina, può essere considerata il “salotto” più elegante di tutta Taormina. Dalla balconata si può ammirare uno splendido panorama particolarmente suggestivo che abbraccia l’Etna, la baia di Giardini Naxos e i ruderi del teatro antico di Taormina. Caratteristici sono i bar all’aperto e gli artisti che dipingono ritratti e paesaggi. A fare da sipario alla piazza sono la ex Chiesa di Sant’Agostino, di stile gotico, e la Chiesa di San Giuseppe, seicentesca, che la domina dall’alto di una scalinata. Dalla piazza si accede alla parte più antica della città attraverso la Porta di Mezzo, su cui si erge la Torre dell’Orologio. La piazza si chiama così perché il 9 aprile del 1860, durante una messa nella Cattedrale di Taormina, si sparse la voce che Garibaldi era sbarcato a Marsala per cominciare dalla Sicilia la liberazione dai Borboni. La notizia si rivelò falsa: infatti Garibaldi sarebbe sbarcato a Marsala solo un mese dopo, ma gli abitanti vollero ugualmente ricordare quella data, dedicandogli la piazza più bella della città. Prima di allora, la piazza si chiamava Piazza Sant’Agostino, dal nome della Chiesa edificata nel 1448 e che occupa un lato della piazza. La Chiesa è oggi sede della Biblioteca Comunale.

LA CATTEDRALE DI S. NICOLO’

La Basilica Cattedrale di S. Nicolò, eretta nel sec. XIII sull’area e le vestigia di un precedente edificio religioso, riedificata nei secoli XV e XVI e rimaneggiata ancora nel Settecento. Nella Facciata sono un portale manieristico del 1633, riccamente decorato nei piedritti e nell’architrave, due monofore quattrocentesche ad arcatura ogivale archivoltata e, in alto, un piccolo rosone del sec. XVI, polilobato con croce pomata nel traforo centrale. Nel fianco sinistro è un portale della seconda metà del sec. XV, ornato da motivi floreali a viticcio sia nei piedritti e nell’arco a ogiva, incorniciato in pomice lavica, che nell’architrave, al centro del quale è la figura di Cristo benedicente tra i Ss. Pietro e Paolo. Nella Fiancata destra è un altro portale della prima metà del sec. XVI, pure architravato e con una lunetta archiacuta. Davanti alla Chiesa è una fontana del 1635. L’interno, di tipo basilicale, ha le tre navate divise da sei colonne. Al primo altare destro, Visitazione e i Ss. Giuseppe e Zaccaria, dipinto su firmato e datato da Antonino Giuffré, 1463; al secondo altare, polittico su tavola di Antonello de Saliba (1504), comprendente nel primo ordine Madonna col Bambino tra i Ss. Girolamo e Sebastiano, nel secondo ordine Pietà tra le Ss. Lucia e Agata, nella predella Gesù e gli Apostoli. All’altare è una statua gigantesca in alabastro della Madonna col Bambino (prima meta sec. XVI); a sin. è un tabernacolo manierista del 1648. A destra dell’altare maggiore, cattedra affiancata da due leoni stilofori con lo stemma della città. La cappella a sinistra della maggiore, consacrata al Sacramento, é del 1749. Al secondo altare sin., S. Agata, statua di Martino Montanini (sec. XVI); al primo, Madonna col Bambino in trono, il Battista e S. Giacomo, e, nella lunetta, Eterno Padre e Crocifisso, dipinto su tavola di Alfonso Franco (sec. XVI).

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

La Chiesa di San Giuseppe costruita nel XVII secolo, è situata accanto alla Torre dell’Orologio o Torre di mezzo, si affaccia dominandola sulla piazza IX Aprile. Fu costruita tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700 in stile barocco. Una doppia rampa di scale, delimitata da una balaustra in pietra di Siracusa, porta sul sagrato della Chiesa. La facciata è costituita da un grande portale centrale, realizzato con marmi di Taormina di diversi colori, dal quale si accede all’interno, e due piccoli portali laterali, realizzati in pietra di Siracusa, dai quali si accede in sagrestia a destra e in una piccola saletta spesso usata per mostre di pittura a sinistra. Sul lato destro della Chiesa sorge il grande campanile, la cui parte inferiore è fatta con grossi blocchi di pietra di Taormina. La Chiesa era la sede della “Confraternita delle anime del Purgatorio” per questo motivo in diversi punti della facciata ed anche all’interno della Chiesa si possono notare delle figure umane in mezzo alle fiamme che simboleggiano la purificazione dai peccati. All’interno, la Chiesa è ad una sola navata con un transetto che ha al suo centro una cupola in cui si può ammirare un affresco che raffigura San Giovanni Bosco bambino fra la Madonna e Gesù. Sono i Padri Salesiani che dal 1919 si occupano della Chiesa.

CHIESA DI SANTA CATERINA DI ALESSANDRIA

La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto, situata vicino al palazzo Corvaja, sorge sulle rovine dell’antico Odeon, costruito a sua volta sui resti di un tempio greco dedicato probabilmente ad Afrodite. La Chiesa in stile barocco fu costruita nella prima metà del XVII. Entrando a destra, racchiusa in una nicchia su di una colonna, è posta la statua in marmo di Santa Caterina risalente al 1493, questa statua si trovava prima nell’antica Chiesa di S. Caterina fuori le mura, l’attuale Chiesa dei Cappuccini. L’interno della Chiesa è ad una sola navata. Sotto il pavimento della Chiesa c’è una cripta, rinvenuta durante il restauro avvenuto negli anni ’70. Il restauro ha portato anche alla luce, nel lato destro della Chiesa, i ruderi di muri e di acciottolato di epoca greco-romana che sono stati recintati da una ringhiera in ferro battuto. Il portale è in marmo rosa di Taormina, mentre tutte le aperture della facciata sono realizzate in pietra di Siracusa. Al centro della facciata, sopra il portale, è collocata in una nicchia la statua di Santa Caterina scolpita nell’anno 1705 ad opera di Paolo Greco. Rimasta per circa 40 anni in stato di precarietà e chiusa, la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria è stata restaurata e riaperta al culto il 25 novembre del 1977.

ODEON

Dietro la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto, accanto al palazzo Corvaja, sono i resti dell’Odeon, costruzione romana di età imperiale, messa in luce nel 1893. L’Odeon riproduce l’architettura del teatro più grande, pur avendo un orientamento diverso: il teatro greco-romano guarda a Sud, mentre il piccole Odeon, di dimensioni notevolmente più piccole rispetto al Teatro antico, in quanto conteneva non più di 200 persone, guarda a nord-est. Consta di cinque cunei di gradini, in buona parte opera laterizia (cioè con grossi mattoni d’argilla saldati con la calce). Ai gradini inferiori si accedeva da un corridoio coperto che sboccava nel Centro, e ai superiori attraverso vomitori, che si aprivano lungo i corridoi che circuivano l’intero edificio; rimangono i muri che sostenevano il palco di legno e, a un’estremità laterale della scena, i resti di una camera per gli attori. Il teatro utilizzava come fronte della scena il lato lungo di un preesistente tempio ellenistico di ordine dorico (lo stesso di cui si vedono i resti sotto il pavimento della Chiesa di Santa Caterina). Si pensa che il piccolo Odeon, costruito al centro della Polis, servisse per recite e audizioni musicali riservate ai magistrati, ai maggiorenti civili, militari e religiosi e alle loro famiglie ed anche ad ospiti di riguardo.

IL SAN DOMENICO

Il convento dei domenicani, oggi uno degli alberghi più famosi d’Italia, fu il primo palazzo-castello (iniziato a costruire nel 1374, fu completato nel 1383) e il terzo monastero a nascere a Taormina. La sua origine e la sua storia sono legate al frate domenicano Damiano Rosso, discendente degli Altavilla e Principe di Cerami. Questi, divenuto frate, donò tutti i suoi beni, compreso il palazzo poi trasformato in convento, all’ordine religioso dei domenicani. Dopo molti secoli il Palazzo passò al Comune di Taormina che lo vendette ai principi di Cerami che, ai primi del ‘900, lo trasformarono in albergo. Le 40 celle dei frati sono state trasformate in eleganti stanze. Rimase aperta al culto solo la Chiesa dell’ex convento (dedicata a Sant’Agata), che però fu distrutta dai bombardamenti del 9 luglio 1943. Sui suoi ruderi sorge oggi la sala congressi dell’albergo, che ancora conserva i resti degli altari minori. All’ex convento si accede attraverso un grande portale secentesco, ove è posto lo stemma dell’ordine monastico dei domenicani, scolpito in marmo. Superata la hall dell’attuale albergo, si nota il chiostro, a pianta quadrata con sette archi, per ogni lato, che poggiano su 29 colonne. Un altro chiostro più piccolo, è costituito da sei arcate per lato, con archi poggianti su 25 colonnine.

CORSO UMBERTO I

La strada, il cui tracciato ripete quello dell’antica Consolare Valeria, fu asse di sviluppo del primo insediamento greco-romano, colmato negli spazi vuoti o, più semplicemente, riutilizzabile dagli edifici delle epoche successive. Prende avvio da Porta Messina, riedificata nel 1808 (subito al di fuori, la seicentesca piccola Chiesa di S. Pancrazio, eretta sulle vestigia di un tempio ellenistico dedicato a Giove Serapide), e termina con porta Catania o del Tocco, 1440, che delimita il Borgo a ovest.

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L’ISOLA BELLA E LE SPIAGGIE

In una cornice di antica bellezza, incastonata tra rocce ed anfratti affioranti da un mare azzurro, si adagiano le morbide spiagge di Taormina. Si raggiungono facilmente attraverso delle scorciatoie, con servizio bus di linea e con la funivia. In particolare sul versante nord si estende quella dell’Isola Bella, posta al centro di una splendida insenatura designata da Capo Sant’Andrea e Capo Taormina, oggi Riserva Naturale con il Museo Naturalistico. Seguono le spiaggie di Mazzarò, di Spisone fino a Letojanni. Sul versante sud invece quelle di Villagonia, di Giardini Naxos fino alla foce dell’Alcantara.

LE NAUMACHIE

I romani, oltre a rimodernare la città, pensarono anche a dotarla di quelle strutture di servizio necessarie allo sviluppo economico, fra le quali vi era la costruzione di un sistema di raccolta delle acque sorgive in capienti cisterne. Le cosiddette Naumachie costituiscono la testimonianza di tale impegno: questa poderosa cortina muraria, in luce per 122 m, serviva a consolidare il terrapieno a monte per la costruzione di un’enorme cisterna, dalla quale si diramavano ulteriori condutture idrauliche per l’irrigazione dei dei terreni a valle. Tra gli edifici che insistono sulle strutture romane è la Chiesa di Santa Maria del Piliere, ora adibita a negozio, che conserva il portale architravato e archivoltato a sesto acuto (inizi sec. XVI). Proseguendo in corso Umberto I, si incontrano sulla sinistra l’ex Chiesa di Sant’Agostino (1486) e più avanti sulla destra, in cima a una gradinata, il palazzo Ciampoli (1412; ora albergo), di forme gotico-catalane, con un piano di esili bifore.

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